Valsassina - Zucco dell'Angelone - Secondo Sperone - Via Lumaca di Vetro

Difficoltà
5c VI 5.10a - E1 18
Rischio
S1
Modalità
Primo
Lunghezze
6
Sviluppo
150 mt
Note

Itinerario Automobilistico: Da Barzio (vedi ubicazione alla fine di questo post) si raggiunge in pochi minuti il piazzale della funivia che conduce ai piani di Bobbio. Si parcheggia e ci si incammina a piedi lungo il sentiero che, nei pressi del bar, si dirama verso l'Angelone (cartellonistica);

Avvicinamento: Dal parcheggio della funivia imboccare il sentiero che si dirama sulla sinistra (viso alla funivia) seguendo le indicazioni per il Secondo Sperone. Il sentiero inizia a farsi ripido e si incontra qualche catena e qualche piolo. Risalire il sentiero fino a quando si arriva nei pressi del Primo Sperone (qui ci sono diverse line attrezzate anche come semplici monotiri). Superare il Primo Sperone andando verso sinistra (viso a monte) seguendo un evidentissimo sentiero che in pochi istanti conduce alla base di un ripido canalone. Risalirlo completamente (indicazioni) fino a trovarsi sotto le placche rocciose. Siamo alla base del secondo Sperone;
Dislivello di avvicinamento: 100 m. circa, 15-20 minuti;

Lunghezze: 6 tiri;

Dislivello in arrampicata: 120 m. circa;

Quota di partenza (avvicinamento): 800 m.s.l.m. circa;

Quota di partenza (arrampicata): 900 m.s.l.m. circa;

Quota di arrivo: 1.000 m.s.l.m. circa;

Difficoltà: 5c, (5b obbligato);

Soste: Tutte su due resinati da unire;

Esposizione: Sud;

Vie di fuga: In doppia dalla via;

Tipo di roccia: Calcare;

Materiale: Normale dotazione alpinistica per vie di roccia di più tiri (Plasir) con il necessario per le calate in doppia. Consigliate due mezze corde da 60 m.; 

Tempo di arrampicata: Noi c'abbiamo impiegato 2 ore e mezza, iniziando alle 17.45 e arrivando all'ultima sosta poco dopo le 20.15;

Discesa: Ci si cala lungo la via. Per seguire le indicazioni di questa relazione sono necessarie 2 mezze corde da 60 m. Noi abbiamo fatto 3 doppie e c'abbiamo impiegato mezz'ora;

Attacco: Arrivati alle rocce basali del secondo sperone tenersi tutto a destra (faccia a monte) e seguire la linea di resinati più a destra con direzione diagonale sinistra. Quello è l'attacco e la prima lunghezza;

 

Relazione:
Primo Tiro (4b, 25m.): Si risale la placca, seguendo i resinati, compiendo una diagonale sinistrorsa. Arrivati sulla cengia sotto il cambio di pendenza, ignorare la sosta su due resinati che si trova a sinistra (S1) (ma che tornerà utile per l'ultima calata), e proseguire sulla successiva placca alla destra dell'albero, rinviare al resinato e poi arrivare alla successiva cengia ove c'è un'altra sosta su due resinati (da unire). Questo primo tiro alterna dei passi d'aderenza ad un'arrampicata su buchi e tacche;

Secondo Tiro (5b, 25m.): Si sale sulla placca posta sopra la sosta in direzione del resinato. Dopo il primo resinato sono richiesti due passi in aderenza pura (5b) fino a raggiungere le successive concrezioni calcaree (resinato un po' distante). Poi la via prosegue più facilmente fino alla successiva sosta su due resinati da unire;

Terzo Tiro (5c, 30m.): Dalla sosta andare decisamente verso destra (ignorando ogni altra via che sale a sinistra o in verticale) in direzione dello spigolo e sfruttando la bella lama posta poco sopra la sosta. Risalire lo spigolo di destra in direzione dell'albero con una bellissima arrampicata atletica su lama (ben protetta). Vinta questa prima parte si deve affrontare la seconda parte del tiro che richiede un'arrampicata più tecnica e di aderenza su placche e rigole. Poi, gli ultimi metri, più facili fino alla sosta posta su una comoda cengia e su due resinati da unire (S3);

Quarto Tiro (4a, 20m.): Risalire la placca posta immediatamente sopra la sosta su cui spiccano due resinati. Primi passi di difficile interpretazione, poi la via prosegue verso destra per facili balze rocciose fino ad incontrare la sosta su due resinati da unire. Lunghezza poco interessante;

Quinto Tiro (5c, 25m.): Andare in diagonale destra verso l'evidente resinato. Il passo successivo è piuttosto delicato e, per farlo al meglio, conviene abbassarsi di un metro. Si rinvia (possibilmente lungo) al resinato successivo posto proprio sotto un tettino e si risale la paretina alla sinistra del tetto sfruttando una caratteristica spaccatura della roccia che accenna ad un diedro. Poi ci si sposta leggermente a sinistra verso un canalino accennato su cui ci sono un resinato ed un chiodo. Arrampicata molto divertente e tecnica su tacche e spaccature. Si prosegue fino ad arrivare alla successiva sosta su due resinati;

Sesto Tiro (5c, 25m.): Si arrampica in verticale sopra la sosta vincendo dei grossi blocchi rocciosi. Ci si sposta a sinistra alla base di un bellissimo diedro che richiede un'arrampicata tecnica (5c, ben protetto anche se qualche presa è unta), poi si esce a destra con un passo atletica in buona esposizione (ben protetto). Sosta su due resinati da unire;  

Discesa: Dalla sosta finale ci si cala fino a S3 (50m.);
Da S3 a S1 (50 m.);
Da S1 fino alla base (20m);

Considerazioni finali: La via Lumaca di Vetro al Secondo Sperone dell'Angelone (detto anche Pilastro dell'Essenza) è proprio una Bella via. E l'ho scritto con la B maiuscola per enfatizzare questo aspetto. Divertente, didattica, piacevole, emozionante, sa coniugare diversi stili di arrampicata, dall'aderenza ai passaggi atletici, il tutto condito da una buonissima chiodatura che regala il giusto livello di sicurezza. "Lumaca di vetro è sicuramente la via di riferimento del Secondo Sperone e di tutto l'Angelone, per qualità della roccia esposizione e linea di salita." Così scrivono Pietro Buzzoni ed Eugenio Pesci sulla guida "Lario Rock Pareti".

Riferimenti Bibliogarfici:
Testi: P. Buzzoni, E. Pesci, Lario Rock Pareti, Versante Sud, Milano 2011, p. 225;
Cartine: Grigne Resegone, Campelli, Tre Signori, Legnone, Carta turistica escursionistica 1:35.000, comunità montana Valsassina.Valvarrone-Val d'Esino e Riviera

Tra storia di storie e curiosità: Anche se la via Lumaca di Vetro è stata aperta nel 1979 da Ivan Guerini, Manuela Manuelli e Andrea Savonitto, quando si arrampica sulle rocce dell'Angelone non si può non pensare a Don Agostino Butturini, il prete di Morterone che insegnò la montagna e l'arrampicata ad un gruppo di ragazzini. Nacquero, in questo modo, i Condor e le pareti dello Zucco dell'Angelone divennero, in breve tempo, il loro campo giochi preferito. Siamo a metà degli anni '70 e l'attività innovativa di Don Agostino Butturini è contestualizzata coerentemente in questo decennio di profondi mutamenti, nel sociale come nella montagna. Dal suo gruppo di ragazzini usciranno arrampicatori di livello che scriveranno pagine importanti dell'alpinismo lecchese. Dal suo approccio alpinistico uscirà un nuovo modo di salire le montagne e di esplorarne le pareti. Lo Zucco dell'Angelone, i suoi speroni e le sue vie sono (anche) tutto questo.